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Dialogo con la mia coscienza N°16

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( Io ) – BUH! –
(Coscienza) – Ehi, che c’è? –
( Io ) – Niente, volevo solo vedere se eri attenta… –
(Coscienza) – Ormai sono qua. Dimmi. –
( Io ) – Beh, niente di che…Ieri sera ero rilassata sul divano col mio bucolico pigiama rosa a fiorellini azzurri, le ciabatte da casa e gli occhiali che metto a fine giornata dopo aver tolto le lentine, gli chiedo se era buono il pollo mangiato a cena e vedo solo dopo che in tv sfilano bellissime modelle. L’istantanea del disagio. Sono sicura che se Leopardi avesse visto Silvia così conciata, non se ne sarebbe mai innamorato e se ne sarebbe guardato bene dal dedicarle poesie. E forse sarebbe stato un uomo felice.
(Coscienza) – Come ti sei sentita? –
( Io ) – Inadeguata e brutta. –
(Coscienza) – Dai, non eri inadeguata… –

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Dialogo con la mia coscienza N°15

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(Coscienza) – Cosa c’è? –
( Io ) – Ieri sera guardavo la tv sul divano con mia figlia che mi mostrava articoli e foto degli One Direction mentre io cedevo alla mia stanchezza fino ad addormentarmi mentre lei continuava a dirmi “Ma non ti interessa quello che ti dico? Ti sto annoiando?”
E oggi dovrei affittare il Lazio e buona parte dell’ Abruzzo per metterci tutti i miei sensi di colpa…-
(Coscienza) – Però stamattina le hai fatto trovare il cornetto a colazione e hai chiarito che eri sfinita, riprendendo il discorso da dove l’avevate interrotto. Dunque, La Valle d’Aosta può bastare per i tuoi sensi di colpa.
( Io ) – Non fare la spiritosa!
(Coscienza) – No,non esistono uomini fedeli, solo uomini pigri. –
( Io ) – E questo che c’entra? –
(Coscienza) – Te lo chiedevi prima e non vorrei che domani mi chiamassi per questo. –
( Io ) – E perchè no? –
(Coscienza) – Negli ultimi tempi mi hai fatto lavorare molto e vorrei la giornata libera… –
( Io ) – No, non posso. –
(Coscienza) – Perchè? –
( Io ) – Domani mi peso. –

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Dialogo con la mia coscienza N°14

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(Coscienza) – A che pensi? –
( Io) – Ho accompagnato mio figlio a scuola ed è successo qualcosa di strano. –
(Coscienza) – Ah, dimmi… –
( Io ) – Nello spazio di pochi secondi ho visto passare una 500 gialla, una 126 blu,
ed una 128 verde. –
(Coscienza) – Sì, in effetti è una cosa insolita . –
( Io ) – Sai, per un attimo ho pensato di essere stata catapultata con la mia
macchina nel 1978…Poi ho visto una ragazza con lo smartphone e la Fiat
Stilo dei carabinieri capofila di una lunga coda perchè nessuno osava
sorpassarla e fu subito 2014…Delusione!
Tu c’eri già nel 1978?
(Coscienza) – Certo, ma non mi facevo ancora sentire. –
( Io ) – E che facevi? –
(Coscienza) – Ti osservavo. –
( Io) – Chissà cosa pensavi… –
(Coscienza) – Che avrei avuto molto da lavorare. –

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Il Paese dei b-allocchi

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In queste elezioni è aumentata l’astensione di chi ha confuso la possibilità di esercitare un diritto con la convinzione di protestare mancando di adempiere ad un dovere, il resto dei votanti si è mostrato cieco ad ogni nuova alternativa guardata sempre con sospetto, sordo ormai alle urla dello sconfitto leader di quel movimento dal malaugurante slogan in campagna elettorale Vinciamonoi passato in poche ore a Vinciamopoi(e lasciare così che sia Crozza l’unico comico genovese credibile quando si parla di politica), decretando la vittoria di chi copre una carica istituzionale senza che gli italiani lo volessero e che non ha esitato a discutere di riforme con un pregiudicato, incantando con 80 euro lasciati sul comodino il popolo dalle calze a rete che nella rete ci è invece caduto e che non tarderà a lamentarsi al bar di un Paese che non cambia mai e della corruzione di cui è ignaro complice, quando dovrebbe pensare a trovare una buona scusa da dire ai propri figli per il disastro lasciato in eredità a quella generazione che non ha mai contato le lire e in futuro conterà pochi euro.
Unico dato positivo: Berlusconi non ha potuto votare.

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Dialogo con la mia coscienza N°13

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Coscienza) – A che pensi? –
( Io ) – Di avere una fervida immaginazione. –
(Coscienza) – Perchè? –
( Io ) – Sai, quando metto i guanti per lavare i piatti, penso di essere un chirurgo che si appresta ad un importante intervento, mentre mi trucco, fantastico di essere nel camerino di un teatro gremito di gente in attesa della mia uscita, se esco di fretta con la macchina, immagino di dover andare ad una riunione con importanti uomini d’affari che aspettano solo me per cominciare….Forte, vero? –
(Coscienza) – Direi inquietante… –
( Io ) – Ad esempio, in questo momento tu sei Freud ed io una sua paziente…
(Coscienza) – Parlando sempre di questo preciso momento, cosa pensi che sia
quello davanti a te? –
( Io ) – Un lettino per massaggi per un lungo trattamento rilassante in un’esclusiva
beauty farm –
(Coscienza) – E invece? –
( Io ) – E’ l’asse da stiro con una montagna di panni da stirare. –
(Coscienza) – Beh, credo allora sia meglio non perdere altro tempo. –
( Io ) – Ok, ciao. –
(Coscienza) – Vai, vai..-

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Sogno e son desto

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mascherinaCi sono due momenti della giornata che amo molto : quando vado a dormire e appena mi alzo dal letto.
Il motivo del primo è di facile comprensione a differenza del secondo (altro…)

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Dialogo con la mia coscienza N°12

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(Coscienza) – A cosa pensi? –
( Io ) – Di avere un brutto carattere –
(Coscienza) – Perchè? –
( Io ) – Sono arrogante, possessiva, lunatica,gelosa, molto permalosa…Devo
continuare?
(Coscienza) – Non ce n’è bisogno, ma il fatto che tu sia consapevole e dispiaciuta è
un buon modo per cominciare a cambiare. Non credi? –
( Io ) – Non lo so, a volte temo di diventare come quegli anziani sempre affacciati alla
finestra, aspettando che qualcuno parcheggi male per chiamare i vigili. –
(Coscienza) – Dai non esagerare…E’ vero, non hai un carattere docile, ma non sei
così cattiva. –
( Io ) – Ah, sì? Trovi bello che deve essere sempre mia l’ ultima parola? Te lo dico io:
non lo è! –
(Coscienza) – Già –
( Io ) – Già –
(Coscienza) – Già –
( Io ) – Già –
(Coscienza) – Già –
( Io ) – Già –
(Coscienza) – MILENA! –
( Io ) – Va bene, va bene. Scusa.

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Lo strano vicino

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Ero già da un po’nel negozio di scarpe senza riuscire a trovarne un paio da abbinare a quel vestito appeso da un paio di giorni ad un’anta dell’armadio in camera da letto, forse per convincermi che era stato un buon acquisto o forse per trovare il coraggio di restituirlo: troppo fasciato, troppo scollato, troppo verde…Verde? Ma come mi era venuto di prendere un abito del colore che non uso neanche per lo straccio per la polvere e proprio per quell’importante evento…?
Guardavo sconsolata la strada dalla vetrina, mentre attendevo seduta sullo scomodo puff l’arrivo della paziente commessa, costretta a recarsi per l’ennesima volta in deposito a cercare delle calzature che forse non erano state ancora create o addirittura pensate. Meditavo seriamente di declinare l’invito alla presentazione di quell’ importante libro quando riconosco, fermo lì, sul ciglio della strada, il mio strano vicino: un uomo silenzioso, poco socievole, dallo sguardo basso, sempre addosso gli stessi vestiti e la stessa indefinita età da almeno un decennio, niente si sapeva del suo passato e ancora meno del suo presente, mai una risposta ad un mio saluto, una voce, un suono o un rumore provenire da casa sua, mai avuto bucato steso, una macchina, un motorino, una bici, un amico, un cane, un gatto, solo un canarino che teneva nel balcone, decorato da un’esagerata vegetazione per scoraggiare occhi curiosi ed indiscreti, dove lo vedevo ogni giorno mettergli acqua e mangime e coprire di sera la gabbia per proteggerlo dalla luce intermittente dell’ insegna del B&B antistante.
Continuavo ad osservarlo, pensando quanto fosse insolito vederlo nella più trafficata via del centro, tra ingorghi ai semafori, affollati tavolini dei bar, gente che corre guardando ansiosa l’orologio e parla animatamente al telefono…In un gesto improvviso si gira verso di me, accenna un sorriso alzando appena la mano e si allontana senza accorgersi che avevo ricambiato quell’indimenticabile gesto.
Non lo vidi mai più.
Era la donna più bella che avessi mai conosciuto.

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La scena

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La luce discreta del tardo pomeriggio illumina l’esile figura di una donna intenta a curare i suoi fiori, sfiorandoli delicatamente, come se accarezzasse la testa di un bambino, per non sciupare la cornice variopinta di quella finestra da cui si può scorgere un cielo che minaccia pioggia. Alle sue spalle un’enorme stanza, ormai quasi del tutto buia e resa ancora più oscura dalle pesanti tende strategicamente chiuse, un uomo in camicia con le maniche arrotolate, il nodo della cravatta allentato, l’espressione incerta ed impaurita dal suo stesso gesto, estrae dal cassetto dello scrittoio una scatola di latta, sigillata con nastro adesivo ai quattro lati ed un biglietto ingiallito con una scritta sbiadita dal tempo :”Alza gli occhi e guarda davanti a te.”
Solleva lo sguardo e si accorge di quella ragazza davanti a sè, immobile e curiosa, mentre osserva il custode raddrizzare il quadro su cui è dipinta l’enigmatica scena.

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Il viaggio

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In tasca il biglietto della ferrovia acquistato in fretta e un altro da me scritto a chi non l’avrebbe mai letto.
Accanto a me si siede un distinto signore con la giacca profumata di lavanderia piegata sul braccio, appoggia sulle gambe il portadocumenti consumato negli angoli ed apre un quotidiano dalle pagine ancora perfette, la ragazza di fronte distoglie per un attimo lo sguardo verso il paesaggio ancora immobile, fatto di binari e vagoni, per controllare il suo cellulare posandolo con aria delusa mentre la castigata scollatura della camicia fa da icona a quel ciondolo con la lettera “S”, dando tregua alla mia mente distratta ora dalle molteplici ipotesi del nome. La coda nel corridoio aumenta insieme al tono delle voci di chi si affretta ad occupare ormai i pochi posti liberi, il mio vicino di posto a malincuore alza gli occhi da quella barriera di titoli e parole sentendo la voce dell’altoparlante che annuncia un ritardo e manifesta il suo fastidio con un profondo sospiro, il personale comincia a chiudere energicamente le porte del treno esortando a salire i fortunati ritardatari.
Ad un tratto un ticchettio di dita sul mio finestrino prima di quel viaggio che non avrei più fatto.