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Racconti (parte seconda)

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scritto
Buttai il telefono nel cassetto e lo chiusi con la forza della paura. Tutto era impresso nella mente, dovevo solo dargli vita. Cominciai a scrivere come sotto dettatura, (altro…)

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Racconti

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Mara sapeva che avrebbe sentito solo giustificazioni inaccettabili o scuse poco credibili dai colleghi e così, appena arrivata per il turno di notte, aveva cominciato a sistemare il materiale arrivato in infermeria mentre gli altri, fuori dalla porta, si davano il cambio tra battute da camerata, veloci aneddoti della giornata, abbassando poi la voce per raccontare qualche pettegolezzo sulla storia del medico con la radiologa. Chissà se avevano mai fatto (altro…)

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Racconti

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scrivoAveva visto uscire il marito per fare jogging, accompagnato la piccola da un’amica ed era rientrata in quella casa, insolitamente silenziosa di domenica, una domenica mattina come tante, come sempre. Solo all’apparenza. Aveva ormai deciso (altro…)

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Racconti

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Quella mattina aveva l’odore del caffè bruciato, il rumore della macchina in panne e lo sguardo provato, accuratamente evitato riflettendomi allo specchio, se non (altro…)

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Lo strano vicino

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Ero già da un po’nel negozio di scarpe senza riuscire a trovarne un paio da abbinare a quel vestito appeso da un paio di giorni ad un’anta dell’armadio in camera da letto, forse per convincermi che era stato un buon acquisto o forse per trovare il coraggio di restituirlo: troppo fasciato, troppo scollato, troppo verde…Verde? Ma come mi era venuto di prendere un abito del colore che non uso neanche per lo straccio per la polvere e proprio per quell’importante evento…?
Guardavo sconsolata la strada dalla vetrina, mentre attendevo seduta sullo scomodo puff l’arrivo della paziente commessa, costretta a recarsi per l’ennesima volta in deposito a cercare delle calzature che forse non erano state ancora create o addirittura pensate. Meditavo seriamente di declinare l’invito alla presentazione di quell’ importante libro quando riconosco, fermo lì, sul ciglio della strada, il mio strano vicino: un uomo silenzioso, poco socievole, dallo sguardo basso, sempre addosso gli stessi vestiti e la stessa indefinita età da almeno un decennio, niente si sapeva del suo passato e ancora meno del suo presente, mai una risposta ad un mio saluto, una voce, un suono o un rumore provenire da casa sua, mai avuto bucato steso, una macchina, un motorino, una bici, un amico, un cane, un gatto, solo un canarino che teneva nel balcone, decorato da un’esagerata vegetazione per scoraggiare occhi curiosi ed indiscreti, dove lo vedevo ogni giorno mettergli acqua e mangime e coprire di sera la gabbia per proteggerlo dalla luce intermittente dell’ insegna del B&B antistante.
Continuavo ad osservarlo, pensando quanto fosse insolito vederlo nella più trafficata via del centro, tra ingorghi ai semafori, affollati tavolini dei bar, gente che corre guardando ansiosa l’orologio e parla animatamente al telefono…In un gesto improvviso si gira verso di me, accenna un sorriso alzando appena la mano e si allontana senza accorgersi che avevo ricambiato quell’indimenticabile gesto.
Non lo vidi mai più.
Era la donna più bella che avessi mai conosciuto.

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La scena

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La luce discreta del tardo pomeriggio illumina l’esile figura di una donna intenta a curare i suoi fiori, sfiorandoli delicatamente, come se accarezzasse la testa di un bambino, per non sciupare la cornice variopinta di quella finestra da cui si può scorgere un cielo che minaccia pioggia. Alle sue spalle un’enorme stanza, ormai quasi del tutto buia e resa ancora più oscura dalle pesanti tende strategicamente chiuse, un uomo in camicia con le maniche arrotolate, il nodo della cravatta allentato, l’espressione incerta ed impaurita dal suo stesso gesto, estrae dal cassetto dello scrittoio una scatola di latta, sigillata con nastro adesivo ai quattro lati ed un biglietto ingiallito con una scritta sbiadita dal tempo :”Alza gli occhi e guarda davanti a te.”
Solleva lo sguardo e si accorge di quella ragazza davanti a sè, immobile e curiosa, mentre osserva il custode raddrizzare il quadro su cui è dipinta l’enigmatica scena.