Non bastavano i vari “piuttosto che” e gli “assolutamente sì”, ora ci si mette pure la nuova moda di salutare chiunque s’incontri con “Ciao, com’è?”. Com’è cosa? La giornata, la salute, la famiglia? Cosa costa mettere un complemento oggetto o ritornare al rassicurante “come stai?” So che andiamo di corsa ed abbiamo sempre meno tempo, ma sarei curiosa di vedere cosa ne facciamo di quello risparmiato, mozzando un saluto o scrivendo tutto abbreviato. Se non è abbastanza per fare volontariato, palestra, leggere un libro o imparare un’altra lingua, è meglio smetterla. Poi non capisco l’effetto domino sulla moltitudine di un’espressione sbagliata o irritante. Ad esempio, la prima volta che qualcuno ha sentito “piuttosto che” col significato di “o” invece del corretto “anzichè”, poteva assumere un’espressione meravigliata, aggrottare le sopracciglia alzare le spalle ed andare ad ubriacarsi per dimenticare. Invece no! Ha preso il piuttosto che, l’ha messo in tasca, portato a casa e fatto riprodurre. Lo stesso vale per “assolutamente sì” con il quale l’altro giorno un giornalista – ripeto un giornalista – rispondeva ad ogni domanda del conduttore sul libro in uscita ed io come la bambina de “L’esorcista” quando il prete le buttava l’acquasanta. Un giornalista che dice “assolutamente sì” merita il licenziamento in tronco, essere radiato dall’albo ed un dito nell’occhio, invece scrive libri.
Però, come disse Flaiano, “la situazione è grave, ma non seria” perchè un rimedio c’è per debellare in modo definitivo il fenomeno degli “ciaone”, “ma anche no” e di quelli sopracitati: ogni volta che sentiamo una parola o un’espressione strana ed insolita ed abbiamo la tentazione di usarla a nostra volta, dobbiamo resistere alla tentazione e chiederci – Lo farebbe Alberto Angela al mio posto? —