downloadServilloAmmetto di non essermi entusiasmata al discorso di Sorrentino la notte degli Oscar e, quando pensavo che il suo pessimo inglese fosse la cosa peggiore, ecco il ringraziamento a Maradona a smentire tale convinzione: dal trionfo al tonfo! Ma si può perdonare e passare oltre la gratitudine a discutibili personaggi e rivedere il grande regista capace di raccontare la decadenza umana senza mai cadere nella facile trappola della retorica, mostrando visi e vite sfatte, maltrattati dalle miserie personali e dal tempo scandito ormai da musica assordante, tragiche risate, bicchieri stancamente tenuti tra le mani nelle vuote conversazioni e feste popolate da facce diventate grottesche maschere di chi insegue una bellezza ormai perduta.
Iera sera ho rivisto  La Grande Bellezza e non riuscivo a cambiare canale durante le infinite interruzioni pubblicitarie per il bisogno di ripensare ai dialoghi, alla forza di ogni parola mai detta a caso, alle scene ambientate nel terrazzo con vista Colosseo come un presente che guarda ad un trionfale passato con triste rassegnazione, amori disamorati, inflazionati corpi nudi che si danno al miglior offerente e l’osservazione della realtà attraverso gli occhi del protagonista mentre si aggira per la Capitale indossando ancora gli abiti della sera precedente con la stessa disinvoltura con cui vive quella decadente mondanità da cui non riesce a staccarsi, interpretato da un immenso Servillo che ha contribuito in modo determinante a fare, insieme alla sceneggiatura, luci, inquadrature, tempi, pause, di un grande film un vero capolavoro.
E l’immagine del cinema italiano nel mondo ora e per molto tempo sarà il ghigno di Jep Gambardella mentre stringe tra i denti una sigaretta.
Per tutto il resto c’è Zalone.