E così è finalmente partito l’evento che nessuno sembra aspettare, ma che tutti alla fine seguono per curiosità, bisogno di svago o per la quaresima dei palinsesti nei  cinque giorni di Sanremo. Certo, a prescindere da interessi discografici e televisivi, il Festival rappresenta una delle poche certezze nella vita degli italiani con la rassicurante presenza di Fazio e il suo finto imbarazzo che ha fatto la sua fortuna insieme all’ apparente disagio di trovarsi in televisione per caso, diligente nel seguire la scaletta che prevedeva la mancata alzata del sipario e l’interruzione dei contestatori che sventolavano la lettera  resa pubblica dal buon Fabio con lo stesso coinvolgimento con cui avrebbe letto la posologia delle pillole per l’ipertensione.
La presenza femminile sul palco dell’Ariston quest’anno ha snobbato il clichè della bionda e la mora nello stile di “striscia” preferendo quello della bella e la bestia” con la Littizzetto che ormai riuscirebbe ad essere trasgressiva se non dicesse volgarità ogni trenta secondi, vestita da tubo di scappamento e tacchi che le donavano il portamento di un velociraptor, e la Casta che non piace a nessuno per la sua bellezza imperfetta, l’italiano stentato e il compenso troppo generoso per stare lì a fare poco o nulla, rendendo però giustizia al suo cognome.
AH sì, ci sono pure le canzoni che interrompono lo spettacolo, ma questa è un’altra storia…
Secondo la tradizione, gli italiani possono votare e scegliere la canzone che preferiscono tra quelle proposte ed imposte allo sfinimento, anche se poi vincerà quella meno amata. Come le elezioni politiche.
Un pronostico?
Vince Fazio, come sempre.