quarantaNon avrei mai pensato che un giorno sarei arrivata a dire che quella dei quarant’anni e dintorni fosse l’età più bella.  Lo affermo con convinzione e cognizione senza pretendere comprensione o condivisione da chi non l’ha ancora vissuta.
Non rimpiango il bipolarismo emotivo dell’adolescenza che ti faceva piangere e ridere alle lacrime nel tempo di un gelato, l’ instabilità ed estremismo sentimentale privo di mezze misure nei “per sempre” e “mai più” pronunciate con la stessa leggerezza dell’età, la sicurezza che quello dichiarato ad un poster appeso nella stanza fosse amore vero”, i vuoti cosmici e le crisi esistenziali che ci hanno reso poeti almeno per una volta con componimenti degni solo di una sana  e devastante amnesia, l’ inappellabile certezza che i genitori fossero rivali ed ostacolatori della tua felicità con i loro immotivati ed inspiegabili “NO”.
Passati  conflitti, complessi e i brufoli della pubertà, arrivava il decennio dei vent’anni in cui  gli amori cominciavano  ad essere più impegnativi ed a condizionare le tue scelte, da più parti ti sentivi  fare domande sul tuo futuro e  le tue ambizioni, ma ancora non sapevi neanche tu cosa avresti fatto da grande  o ti sembrava difficile realizzarlo e le impazienti o tradite aspettative dei tuoi genitori davano voce a quei “alla tua età già lavoravo ed avevo una famiglia” ripetuti sempre più spesso.

Nel  periodo successivo la strada non era ancora finita, ma sicuramente tracciata: magari  non avevi ancora comprato casa e vivevi in affitto in  50mq, il tuo lavoro non era stabile  o quello che speravi di fare, ma eri  riuscito a volare dal nido e scorgevi meraviglia mista ad orgoglio negli occhi dei tuoi genitori nel vederti rinunciare alla vacanza e  il capo d’abbigliamento di marca per pagare le bollette .

A quarant’anni  i giochi sono fatti e se sei stato bravo o fortunato nel realizzare i tre grandi obiettivi lavoro – casa- famiglia, vivi di una meritata rendita morale. Sei ormai maturo per parare o incassare quei colpi che in passato ti avrebbero messo in ginocchio, capisci ed ammiri le scelte e gli insegnamenti, incomprensibili in passato, dei tuoi genitori perchè tu stesso genitore e magari di figli già grandi.

E poi, anche se è vero che il tempo sembra aver smesso di scorrere per mettersi a correre, non ha  ancora mostrato tutti i denti e sarà  clemente ancora per un po’, come se volesse farti abituare alle prime  rughe  o qualche capello bianco.

Se ci fosse qualcuno a guidare questo carrozzone che è la vita gli direi: ” Conducente, sono arrivata alla mia fermata. Scendo”.