exameQualcuno ha detto che basta canticchiare a voce alta il motivo che ti ronza in testa per farlo uscire e di solito è un metodo infallibile che stavolta non ha funzionato con “Notte prima degli esami” di Venditti, titolo del film trasmesso ogni anno verso la metà di giugno, sottofondo dei servizi nei tg sulla maturità e tormentone per me in questi giorni che la vivo per la prima volta da genitore. Vorrei avere io le notti insonni, il dizionario sottobraccio, il cameratismo con i miei compagni di classe, la complicità di qualche insospettabile professore, il diritto ai frequenti sbalzi d’umore con i miei genitori e addirittura pure i brufoli perchè  tutto era più facile al di linea della linea temporale quando ero io ad avere 18 anni e l’incoscienza che avrei rivissuto l’esperienza un’altra volta, da spettatore e sarebbe stato peggio, ma non lo sapevo. Il ruolo mi impone di dare a mio figlio il coraggio che non ho, rassicurarlo con le certezze che mi mancano e nascondere quella sottile malinconia, figlia della consapevolezza che non ci saranno più assenze da giustificare, autorizzazioni da firmare, libri da foderare, zaini e diari da comprare, compiti in classe, interrogazioni, gite, scioperi, – oggi non mi sento bene – ed io che fingo di crederci.
Adesso deve superare le prove degli esami di Stato per essere maturo, ma gli toccherà superare quelle più difficili  fuori dalle mura scolastiche per diventare grande. E temo ci vorrà un po’ di tempo per chi, al ritorno dalla terza prova, oggi è entrato, dicendo – Mamma, per quest’anno ho finito le prove scritte! – Ha riso solo lui.