Angeli senza ali
Ieri sera ho seguito al Le Iene il servizio sull’ebola per saperne di più sulle modalità di contagio, percentuale di rischio, eventuale diffusione, quanto sia giustificata il diffuso allarmismo e la paura comune di un’emergenza ormai mondiale. Il mio interesse tutto personale si è poi spostato verso le immagini sulle devastanti manifestazioni della malattia e il personale sanitario, presente nelle zone rosse ad aiutare villaggi ormai in ginocchio.
Sono sicura che l’invidia è un sentimento che non mi appartiene, ma di fronte al loro immenso coraggio e spirito di sacrificio, la mia convinzione ha cominciato a vacillare.
Sono angeli senza ali perchè le ali non servono a chi deve scendere in quell’ inferno terreno popolato da poveri dannati senza peccato con l’unica colpa di essere nati nel posto sbagliato, confortati e curati nella sofferenza da temerari medici ed infermieri, imbragati in spaziali scafandri per strapparli alla morte a cui talvolta non riescono a sfuggire loro stessi. Ecco, la mia invidia nasce proprio dalla loro consapevole ed eroica decisione di vivere negli abissi dell’umanità dove chiunque è dalla parte della ragione, ma la vita non fa lo stesso sconti a nessuno.
E a poche ore d’aereo ci sono i nostri medici che chiedono di non fatturare per alleggerire la nostra parcella e la loro dichiarazione dei redditi, , tutti pronti a lamentarci del lavoro, a criticare i colleghi, pianificare le ferie e bravi a mascherare le scuse da motivi per un impegno professionale se a quell’ora gioca la squadra del cuore, attaccati agli inseparabili telefoni perché non siamo mai dove vorremmo essere e con chi vorremmo, abituati a guardare chi sta peggio per cercare una consolazione spesso di breve durata.
Guardare sempre in basso o alzare lo sguardo verso i giganti : è questa la differenza tra SENTIRSI migliori ed ESSERE migliori.
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