costSuccede che leggo “Sconti del 50%” sulla vetrina di un negozio a cui non posso fare pubblicità e dirò solo che il nome comincia per “Y” e finisce per “amamay”. Entro.
– Desidera? (domanda scontata e rivelatasi preludio di cui sotto) –
– Vorrei vedere qualche costume –
– Modello? –
– Semplice –
– Colore? –
– Scuro e tinta unita –
Capitolo 1: modello
In evidente difficoltà, la commessa comincia a guardare tra quelli appesi.
– Allora non lo vuole un tanga? –
– No –
– Brasiliano? –
– No –
– Da piscina? –
– No –
– Lo porta il perizoma? –
– Ma le pare… –
Mi mostra pure il modello “Belen che finge di essere sorpresa in spiaggia dai paparazzi”, un “vorrei ma non posso” dopo il “ma tanto chi ti guarda” e tutti con una quantità di stoffa al limite da scongiurare l’invisibilità.
Scelgo di provarne uno qualunque da non comprare e che ho battezzato “tanto qui non mi vedete più”.
Capitolo 2: colore.
– Diceva di volerlo unica tinta… –
– … e scuro –
– Non mi pare di avere un granchè, però le consiglio di dare un’occhiata a questi. –
E, in una manciata di secondi, il bancone è coperto da tutte le tonalità degli Stabilo Boss, le stelle e strisce della bandiera americana, i colori di quella inglese, ricordi del Carnevale 2015 ed il campionario dei fuochi d’artificio per la festa del santo patrono.
– Mi dispiace non ho altro, ma forse della sua taglia è rimasto il costume di una tonalità che le starebbe benissimo: color fango! –
Color fango? Neanche essere entrata in quella taglia 44 mi consolava dell’assurdo complimento.
Dopo più di un’ora di inutili prove e trattative, ho ringraziato del nulla ed ho augurato buona giornata senza convinzione e senza acquisti. Avevo solo voglia di tornare a casa per abbracciare i miei vecchi costumi mentre cominciavo a pensare di aprire un mercato nero di costumi semplici e che Gianni Togni avesse scritto “Semplice” dopo essere entrato in un negozio Yamamay ed una commessa gli aveva detto che sarebbe stato benissimo col color fango.