bivio– Era davvero questa la vita che volevo? –
La risposta non gli piaceva, arrivare a questa domanda un percorso incomprensibile. Se lo chiedeva spesso, ogni giorno, ogni ora e forse non era più trascorso un solo minuto senza quest’interrogativo. C’era arrivato senza accorgersene come trovarsi davanti a quel rettilineo sconosciuto che lo portava via dagli ultimi impegni di lavoro verso una casa sempre più silenziosa con giocattoli stanchi, compiti fatti e giornate raccontate a chi si fingerà addormentata.
Non erano più quelli che sognavano di fare il giro del mondo in barca a vela, vivere in un loft a New York e litigavano felici sul nome da dare ai figli.
Erano arrivati ad un non amore attraverso mancanza di sguardi, parole prevedibili, desideri contrastanti, sentimenti di circostanza, gesti moderati.
Erano arrivati attraverso una promozione, attesa da lei come una sentenza e festeggiata da soli, seduti l’uno di fronte all’altro senza parlare. Non avrebbe voluto che vederla con quel vestito bianco e gli orecchini di perle. Lei lo sapeva, ma lo indossava come se non l’avesse fatto per lui. Sentiva ad ogni gesto l’odore di sempre ed era bella come non mai, ma non le disse niente e continuarono a cenare con il rumore sordo delle posate nel piatto che scandivano il tempo.
Erano arrivati attraverso la telefonata di quella mattina fatta prima di partire.
– Torni? –
Lui esitò qualche istante.
– Non prima di mezzanotte. Dillo tu ai bambini. –
Di fronte a quella domanda provocatoria, aveva esitato.
Come adesso, fermo in auto davanti al solito bivio con la strada che lo porta a casa e quella che invece prenderà.