teche– E’ già finito? – Una delusione che si rinnova quotidianamente sui titoli di coda di “Techetechetè”, il preserale di Rai 1 con frammenti delle trasmissioni a partire dagli anni Cinquanta. Ma quella sigla finale rappresenta la salvezza per la mia vita sociale che altrimenti sarebbe da guardiano del faro e le mie presenze in pubblico scenderebbero al livello Mina perchè è difficile smettere di guardare gli spezzoni dei programmi al tempo in cui andava di moda il talento e la scelta – pur se limitata – seguiva le regole del gusto, non certo della diffusa qualità. Il cinismo di Paolo Panelli, il trasformismo di Alighiero Noschese, l’intellettuale umorismo del Signor G, il giovane Verdone, Corrado e Tortora, le sigle dei programmi che non ho più dimenticato, le perfette coreografie di mille ballerini, i Sanremo di successo, le collegiali “signorine buonasera”, Grillo che faceva ridere, il telefono di Franca Valeri, i sabato sera da non perdere, le liti tra Sandra e Raimondo, Don Lurio tra le Kessler e le canzoni sul vinile: la bravura era così tanta da sembrare naturale negli anni di “l’hanno detto in televisione!”. Era come una donna bella perchè non sapeva di esserlo, poi ne ha preso coscienza ed ha cominciato a truccarsi pesante, vestirsi e parlare in modo volgare, pensando di essere più accattivante e simpatica, invece è diventata così brutta da rompere lo specchio della società che rappresenta. E’ così che la Televisione con il maiuscolo meritato è diventata la tv con l’abbreviazione ancor più meritata.
Sì, è vero che il panorama televisivo non aveva molto da offrire e per questo milioni di italiani guardavano i quiz di Mike il giovedì sera o il cinema d’autore il lunedì, ma è come ricevere l’invito a cena in un ristorante di prim’ordine e la possibilità di scegliere oggi tra un kebabbaro, il ristorante cinese col sushi scadente e la trattoria sulla tangenziale chiusa più volte dai NAS: finisce che preferisci andare a casa per farti un panino e ti accorgi che ti è pure passata la fame. Il talento da tempo è dato per disperso ed il piccolo schermo è affollato da personaggi urlanti, rifatti, provocatori, a volte con una sola voce nel curriculum che lega il loro cognome famoso ad un familiare, uno dei genitore o, addirittura, entrambi. Se vi è venuta in mente Aurora Ramazzotti, avete pensato bene, Se vi è venuto in mente Alberto Angela figlio di Piero, non vi saluto più.