Duran-Duran-le-bonAttraversare l’adolescenza da protagonista non è stato per niente facile, assistere da spettatore/genitore a quella dei propri figli, lo è ancora meno: non fai in tempo a consegnare le bomboniere  della comunione a parenti ed amici che te li ritrovi grandi, motorizzati, le chiavi di casa in tasca ed in piena tempesta perfetta ormonale. Nel mio delicato ruolo di madre, che oggi non permette alcun margine d’errore,  ho la sensazione che non esista più quel breve passaggio intermedio e preparatorio dall’infanzia alla pubertà e poi mi manca la capacità d’immedesimarmi in questa generazione che mi fa dubitare di tutti i miei “Quando io avevo la tua età…” detti ai miei figli. E’come se non ci credessi più nemmeno io. di aver avuto la loro età. Magari perchè tutto era diverso? Era meglio o peggio? Chi lo sa… Di certo non sono un’accanita sostenitrice di prediche o, peggio, punizioni, espedienti non sempre efficaci per impossessarsi di una sfuggente autorità e nelle difficoltà preferisco mettermi in modalità “Tata Lucia”: osservo, prendo appunti e alla fine chiamo l’interessato/a per affrontare col dialogo la questione. Chiedo scusa, ma Paolo Crepet non è tra le mie conoscenze.
Il mio smarrimento è comprensibile. Tanto è cambiato dai tempi in cui l’unico apparecchio a casa era stato lucchettato da mio padre e uscivo per procurarmi i gettoni che servivano a chiamare dalla cabina le amiche o per telefonare tutte insieme al ragazzo che tanto piaceva ad una di noi e abbassare deluse la cornetta se rispondeva il padre mentre fuori aspettavano, curiose e divertite, quelle che non riuscivano a trattenersi dal ridere. Ecco, forse le risate sono uguali, hanno il medesimo tono, la stessa spensieratezza, sono pulite, limpide, liberatorie e tanto simili a quelle sentite in passato. Il mio passato.
In fondo però non ho grandi  rimproveri da fare ai miei, ai nostri ragazzi e l’unico consiglio è alzare gli occhi dallo schermo del loro smartphone e guardare il mondo come non potranno più fare da grandi. E lo dice chi abbassava lo sguardo solo  per ammirare   sull’ultimo numero di “Cioè” le foto di Simon Le Bon che tutte volevamo sposare.