mondialiNon essere infermiera, metronotte, panettiere, farmacista o medico di guardia, pompiere o pr di discoteca è l’unico motivo per cui, all’ora della partita, ero stretta stretta nelle braccia di Morfeo, per il resto mi è dispiaciuto sapere della vittoria solo al risveglio e leggere con rammarico di quanti hanno snobbato l’esordio azzurro o addirittura hanno ostentato e ostentano un tifo caino per la squadra avversaria, in barba ad un latente spirito patriottico ridotto ormai al lumicino. E’vero, non è la Nazionale dell’82, ma non è più neanche la stessa Nazione e non siamo neanche noi quelli di trent’anni fa. Allora era più facile esultare per quei ragazzi, i nostri ragazzi che erano i figli di maturi tifosi o i fidanzati di quante si piazzavano davanti al televisore solo per ammirare i primi piani di Cabrini o Collovati durante l’inno e poco importava capire durante la partita le incomprensibili regole di falli o fuorigioco.
Non seguo più il calcio come ai tempi in cui con mia sorella ci alzavamo di notte per seguire il Milan dei tre tulipani olandesi nella coppa intercontinentale, ma impazzisco per i mondiali, per l’atmosfera, le gambe che si appiccicano sul divano di pelle, il coro unico di tutto il vicinato ad ogni rete degli Azzurri, la bandiera fuori in balcone, i caroselli di macchine e le discussioni animate sulle discutibili scelte dell’allenatore: privarsene è masochistico, non sadico.
Un consiglio a coloro i quali con vanto hanno sostenuto gli undici inglesi: se siete così tanto esterofili, fate in modo che la prossima volta Italia – Inghilterra sia l’intestazione del vostro biglietto aereo. Solo andata.