Francesco_De_Gregori1-590x600Qualche giorno fa ho avuto la gioia di assistere al concerto di uno dei pochi grandi cantautori italiani, conosciuto anche con un appellativo che lo presenta  meritatamente senza nulla regalargli: Il Principe Francesco De Gregori.
Quel pomeriggio, tra ansia ed impazienza, mi sono preparata ed ho curato il mio aspetto come se l’evento fosse solo per me e l’unica poltrona occupata sarebbe stata la mia. Arriviamo a teatro e, guardando il biglietto prenotato da mesi, cerco e trovo tra le file il mio posto ed il conforto per la breve distanza dal palco dove tutti gli strumenti erano già pronti.
Si abbassano le luci e la voce che augura “buon concerto” è l’ultima cosa che si sente in quel surreale silenzio prima di vederlo entrare:ha inizio la magia! Credo di aver tenuto per tutto il tempo gli occhi sbarrati, come facciamo noi donne quando mettiamo il rimmel, quasi fosse impossibile credere a ciò che vedevo o per paura che mi sfuggisse anche un piccolo particolare altrimenti perduto per sempre, cantando i successi che mi hanno vista crescere, con un filo di voce per continuare a sentire la sua.
Non riuscivo a staccare lo sguardo dalla scena che sembrava emergere dal buio del teatro, oscurità interrotta dalla luce di un numero infinito di telefonini ed iPad appartenuti a chi il concerto lo ha visto tutto, ma nel piccolo monitor del suo inseparabile strumento per condividere straordinarie esperienze con gli “amici” nella sequenza: registrazione – pubblicazione – attesa – commenti.
Il tutto sulle note del “Titanic” o “La donna cannone”!
E’ uno degli effetti collaterali dei vari social che hanno fatto dimenticare di vivere un’emozione ed accresciuto il desiderio di esibirla insieme alla pretesa di accorciare le distanze con chi seguiamo ed amiamo . Facile, ormai, interagire, lodare e anche criticare chi una volta stava seduto nell’Olimpo degli inarrivabili che oggi diventano imperdonabili se si sottraggono all’autografo o alla foto d’ordinanza. E questo l’ho letto il giorno dopo nei commenti sul web, l’ho sentito nelle voci della piccola folla che aspettava la sua uscita nel retro del teatro con impazienza diventata non delusione, ma disappunto nel vederlo fuggire, dimostrando meno protagonismo dei suoi stessi ammiratori. Tra quelle persone c’ero anch’io, avrei voluto solo stringergli la mano per avere un contatto e la conferma della sua reale esistenza: non ci sono riuscita, ma poco importa.
E’ vero che le cose belle della vita spettinano. A volte i capelli, stavolta l’anima.
Ciao Francesco, piacere di non averti conosciuto.