Ogni volta che sento notizie di ingiustizie e pregiudizi con protagonisti i bambini, da adulto e genitore provo indignazione e sgomento, ma da ex bambina sento ancora la stessa tristezza.
Mi riferisco alla vicenda del sindaco di Vigevanoscuola che ha negato la mensa agli alunni indigenti, colpevoli di appartenere ad una famiglia tanto disagiata da non poter pagare la retta scolastica e questo ha fatto riemergere ricordi di un tempo lontano, però sempre presenti e vivi nella memoria, vicende personali ed individuali alle quali nessuno darà mai voce.
Tutto cominciava i primi giorni di scuola quando la maestra per conoscerci dava il tema dal titolo apparentemente innocuo “Che lavoro svolgono i tuoi genitori”, aprendo le danze ad una serie di ingiustizie, discriminazioni e a continue ed, al tempo, inspiegabili scelte nel dare la colpa in una lite, nell’assegnazione dei ruoli per il saggio scolastico di fine anno in cui finivo per fare sempre il coro nella 3° o 4° fila oppure il muto fiore scenografico, consolandomi però nel vedere la figlia del banchiere pietrificata e piangente di fronte al pubblico che applaudiva per incoraggiare la privilegiata a recitare una poesia che invece non avrebbero mai sentito.
Durante le punizioni fuori dalla porta della classe per gli imperdonabili minuti di ritardo sull’orario di entrata (si contavano sulle dita di una mano), osservavo ed assistevo a quello che di più infame il sistema scolastico avesse mai creato:
la “differenziale”, una classe in fondo al corridoio dove venivano stipati e ghettizzati i bambini con disagi fisici e familiari, abbandonati al loro destino che sarebbe stata ancora meno generoso in futuro.
Tutto questo portavo ad un bivio: incattivirmi o tenerlo in bella mostra nei ricordi per agire da grande nell’esatto contrario ed io ho scelto la seconda, perdonare ma senza dimenticare, archiviandolo alla voce ” smemorie”.